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A terra si vede il pezzo più consistente della modifica: il blocco massiccio centrale, di legno duro, a forma di cuneo, che reggeva i notevoli sforzi del timone nella navigazione con la vela al terzo. Assieme alle tracce dell'uso del timone, in questa barca troviamo molte altre tracce di navigazione a vela, anzi direi navigazione spinta, di chi ama partecipare alle regate. Ad esempio si trovano ben tre possibili configurazioni veliche: con randa e fiocco su un solo albero, oppure con un albero di maestra al trasto di mezzo ed uno di trichetta al trasto di prua, oppure ancora con l'albero di trinchetta spostato più a prua fino a piede d'asta, attraversando la coperta. E allora leggiamo un attimo un estratto del regolamento di regata del campionato di vela al terzo: --- Art.9 Superficievelica massima consentita: ... Ogni imbarcazione puo portare una randa la cui superficie velica non superi il valore della .... SVM .... Art.9/A Calcolo della SVM La SVM si calcola tenedo conto della della superfice teorica al fondo (ST) pari al prodotto della lunghezza al fondo (LF) per la larghezza massima al fondo (LmF)... --- Ed ecco che improvvisamente appare evidente il senso della modifica apportata a questo scafo con la protesi-scatola: con quei 18cm in più di lunghezza al fondo è possibile gareggiare in categoria marrone con la vela più grande consentita dalla categoria: 15.50mq Oltre a ciò vale sempre il fatto che la velocità di carena di una barca è proporzionale alla sua lunghezza al galleggiamento (alla sua radice invero) e dunque allungare una barca significa darle la possibilità di correre di più.